Cultura musicale dell’antichità
Maestra Chislova
10/11/20254 min read
Egitto.
L’arte musicale raggiunse un alto livello nell’antico Egitto. Tra il III e il I millennio a.C., questa civiltà rappresentò una tappa fondamentale nella storia della cultura umana. Anche nella musica gli Egiziani ottennero risultati notevoli. L’influsso del melos cristiano non poteva non influenzare la loro arte. Successivamente, la conquista araba portò con sé i canti arabi, diffusi in tutto l’Egitto insieme all’Islam, caratterizzati da una struttura quartitona e da un ricco ornamento.
Sulle pareti delle tombe dei sovrani si trovano testi di canzoni dei lavoratori della terra egiziana. Queste iscrizioni si distinguono per la loro semplicità rigorosa e talvolta esprimono proteste contro l’oppressione.
Le rappresentazioni popolari con musica e danza erano prevalentemente monumentali, pensate per molti partecipanti. I temi derivavano dalla mitologia popolare e i protagonisti erano gli dèi, tra cui Osiride, dio della giovinezza e della fertilità, simbolo della natura eternamente giovane. Canti corali, processioni e danze si alternavano a scene drammatiche; il genere preferito erano i lamenti femminili su Osiride morto.
I generi più antichi della musica professionale egiziana erano probabilmente gli inni religiosi e altri canti rituali. Dal II millennio a.C., lo sviluppo dell’arte egiziana avvenne sotto il rafforzamento del potere statale laico, con un grande avanzamento della musica professionale. Alle corti dei faraoni esistevano ensemble musicali, e i principali generi erano i canti-innI in onore dei re.
Gli Egiziani suonavano arpe arcuate e angolari, liuti, flauti longitudinali e oboi doppi. Particolarmente raffinata era l’esecuzione su arpa lignea decorata. Dopo la conquista macedone, la cultura musicale egiziana competette ancora con quella greca. La distruzione di Alessandria e della grande biblioteca rappresentarono una perdita irreparabile.
Siria.
La cultura musicale siriana si affermò con forza in Medio Oriente. Fu tra le prime a fondare il proprio sistema su una struttura diatonica a quattro suoni, il tetracordo, ampiamente adottato anche dai Greci. Le melodie siriane si diffusero già nel III millennio a.C. e giunsero in Grecia, contribuendo successivamente alla musica bizantina e al canto liturgico in Europa occidentale.
La Siria è anche patria della lira a cinque e sette corde, dell’oboe doppio e dell’arpa a più corde. Nella diffusione della musica siriana un ruolo importante lo ebbero i Fenici, con città come Tiro e Sidone, famose per la loro arte musicale emotivamente intensa, criticata dai filosofi greci. La musica siriana rifletteva la pluralità etnica del paese.
Palestina.
Uno dei centri più antichi della cultura musicale mediorientale si sviluppò in Palestina. Il popolo, Israeliti poi Ebrei, era dotato di un marcato talento musicale. La più completa immagine della vita musicale dell’antica Palestina è offerta dall’epopea religiosa ebraica (Antico Testamento), che descrive canti, danze e processioni musicali prevalentemente religiose. Ampia diffusione ebbero i salmi, attribuiti al re Davide (150 salmi), eseguiti con recitazione cantata, da soli o con il coro. Altri generi includevano i canti nuziali, alla base della “Cantico dei Cantici” di Salomone.
Il melos palestinese inizialmente era pentatonico; successivamente si affermarono modi diatonici simili a quelli greci antichi. La musica era monofonica; i cori praticavano anche l’antifonia in unisono. Gli Ebrei crearono strumenti propri: liuti kinnor, trombe d’argento, corni di ariete shofar, flauti halil, cimbali. I sacerdoti erano musicisti; re-profeti come Saul, Davide e Salomone erano esperti e protettori della musica. Elementi di questa cultura, con radici babilonesi e caldee, furono successivamente adottati da Bisanzio e giunsero in Europa occidentale, influenzando il canto gregoriano e l’antifonia medievale.
Doppio Tigri-Eufrate (Sumero-Babilonia). Nella valle dei fiumi Tigri ed Eufrate si trovavano gli stati di Sumer, Babilonia e Assiria. Già nel III millennio a.C. i Sumeri componevano canti-esorcismi, leggende, lamenti e canti nuziali, sviluppando una raffinata cultura strumentale – arpe arcuate e angolari, oboi doppi, grandi tamburi. Un documento unico è la tavoletta poetica con notazione cuneiforme, la più antica conservata (III millennio a.C.).
In Babilonia, l’arte tradizionale comprendeva rappresentazioni popolari – “passioni” dedicate a Bel-Marduk e Tammuz. La musica religiosa e di corte era sontuosa e decorativa, soprattutto nel Nuovo Babilonia sotto Nabucodonosor. I primi musicisti professionisti erano probabilmente sacerdoti; comparvero anche musicisti schiavi.
L’Assiria era meta già dal II millennio a.C. di cantanti e strumentisti virtuosi provenienti da tutto l’Oriente. Probabilmente gli Assiri elaborarono una teoria secondo cui la musica è governata da rapporti numerici della natura, poi ripresa dai Pitagorici.
Cina.
Il più antico monumento cinese di canto è il Libro dei Canti (Shijing), compilato tra il VII e il V secolo a.C., con 305 poesie-canti lirici del nord della Cina.
A sud (Chu) fiorì la scuola poetico-musicale guidata da Qu Yuan (340-278 a.C.), con le Strofe di Chu.
Il popolo cinese elaborò numerosi melodie – di lavoro, popolari, rituali, liriche, storiche, favolistiche. Le canzoni prediligono la voce alta e chiara e sono prevalentemente monofoniche. Il sistema pentatonico senza semitoni domina da tempi antichi; in alcune province si usano anche scale a 6 o 7 note.
Strumenti: flauti longitudinali (xiao), traversi (di), cornamusa (sheng), violino a due corde (huqin), liuto (pipa), tamburi, gong, litofoni, campanelle.
Durante le dinastie Zhou (XI-III secolo a.C.) e Han si ebbe un incremento della cultura musicale, con istituti per la raccolta del folklore poetico e musicale. La religione influenzò l’intonazione e l’espressività, conferendo simbolismo e astrazione ai generi cerimoniali.
Nelle dinastie Tang e Song (VII-XIII secolo a.C.) la musica professionale si perfezionò: compositori crearono inni, canti lirici, musica teatrale e da camera. La musica di corte era sontuosa: la dinastia Song disponeva di 10 orchestre di grandi dimensioni con musicisti, cantanti, giocolieri e acrobati.
Tra i musicisti professionisti spiccavano artisti seguaci di Qu Yuan, celebrando il popolo, ideali umanitari e natura. Poeti lirici come Li Bo, Du Fu, Bo Ju erano anche cantori; il genere della canzone-quatrain (jueju) era molto amato. Le poesie venivano lette e cantate.
Liuto, flauto e cetra (qixianqin) erano strumenti indispensabili per i poeti. La poesia Tang ispirò anche compositori europei, come Gustav Mahler.
La musica da camera era più vivace ed espressiva. Nel XII secolo fu pubblicata la raccolta Canti del monaco Bai Shi del poeta-compositore Jiang Kuai.
Lo sviluppo musicale cinese fu accompagnato dalla teoria musicale: pentatonica senza semitoni definita intorno al 750 a.C., i 12 semitoni (sistema Lü) intorno al 550 a.C. I suoni erano rappresentati da ideogrammi con significato simbolico.
Un fenomeno notevole fu il teatro musicale, nato da celebrazioni popolari con canto e danza, professionalizzatosi tra l’VIII e il V secolo a.C. Lo spettacolo classico era un insieme armonico: musica, dialogo, danza, mimica e colori. Tutti i ruoli, comprese le parti femminili, erano interpretati da uomini; il canto in falsetto era tradizionale, e gli ensemble cantavano all’unisono, con orchestra che accompagnava la voce e strumenti a corda o fiati che raddoppiavano la melodia.